L'ascesa di Adolf Hitler by Davidson Eugene

L'ascesa di Adolf Hitler by Davidson Eugene

autore:Davidson, Eugene
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788854177628
pubblicato: 2015-05-10T16:00:00+00:00


Le numerose correnti scissioniste della Repubblica di Weimar24 sono state spesso accusate di averne provocato la caduta, dal momento che nessun partito era stato in grado di formare un governo, se non attraverso coalizioni instabili. Il 7 dicembre, si erano tenute nuove elezioni, dopo appena sette mesi dalle ultime. Questa volta i comunisti e i nazionalsocialisti persero un milione di voti. I seggi dei comunisti nel Reichstag passarono da 62 a 45, e quelli dei nazionalsocialisti da 32 a 14. Ancora una volta i partiti moderati ebbero la meglio, a spese di quelli di estrema Destra ed estrema Sinistra. Lo SPD conquistò 130 seggi contro i precedenti 100, il Partito nazionalpopolare tedesco passò da 50 a 102 seggi, mentre il Partito popolare tedesco di Stresemann da 44 a 51. Nessun partito conquistò il potere di diritto. Gli elettori migrarono dalle frange estremiste verso il centro, suddividendosi poi in due formazioni pressoché uguali di anti- e prorepubblicani, una comprendente i nazionalisti-völkisch e i comunisti, l’altra i liberali, democratici e i socialisti. A complicare ulteriormente la situazione, all’interno di gruppi come quello del Partito popolare borghese di Stresemann, numerosi erano i promonarchici che, come Stresemann, erano fedeli servitori della repubblica e non alzarono un dito per restaurare gli Hohenzollern. Nonostante le arti, le lettere e le scienze fossero fiorite come mai prima nella storia tedesca, negli anni Venti non emersero figure politiche, pro o antirepubblicane, che fecero presa sull’immaginazione popolare. Non solo i leader eletti apparivano insignificanti in costume da bagno, ma indefinibili anche quand’erano vestiti.

Anche il venerato eroe di Tannenberg, bisavolo di tutti i patrioti tedeschi, appariva modesto nella sua redingote e nei suoi principi, che continuava a difendere strenuamente nonostante la sconfitta. Quando morì Ebert e Hindenburg accettò a malincuore di candidarsi alla presidenza, alle elezioni decisive del 26 aprile del 1925 ottenne un milione di voti in meno rispetto a quelli totalizzati complessivamente dal centrista Wilhelm Marx e dal comunista Ernst Thälmann25.

Temendo che Jarres, candidato di Destra, perdesse terreno alle preliminarie nei confronti di Marx, allora candidato della coalizione centrosocialista nelle elezioni decisive, i nazionalisti si rivolsero al settantottenne Hindenburg. Le delegazioni inviate per persuaderlo a concorrere al posto di Jarres non sortirono l’effetto sperato. Hindenburg disse che voleva solo riposare e ci vollero ben due visite dell’ammiraglio von Tirpitz26 per convincere finalmente l’anziano feldmaresciallo che, ancora una volta, il dovere gli imponeva di salvare la patria, stavolta per fare il presidente di una repubblica per la quale nutriva uno scarso, se non addirittura inesistente, entusiasmo.

Al giuramento d’insediamento del 12 maggio ripetè essenzialmente quello che aveva detto agli elettori prima delle elezioni. Disse: «Giuro di dedicarmi anima e corpo al benessere del popolo tedesco, di proteggerlo dal male, di mantenere la costituzione e le leggi, di adempiere coscienziosamente il mio dovere e di essere giusto con tutti. Che Dio mi aiuti». In risposta ai saluti del presidente del Reichstag Paul Löbe, Hindenburg disse: «Il Reichstag e il Reichspräsident sono un corpo unico, perché nascono dal voto diretto del popolo tedesco.



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